Animation World Magazine, Issue 2.1, April 1997


La crescita di un progetto:
La Plante humaine di Pierre Hébert

di Andrea Martignoni

La Plante humaine era inizialmente un piccolo seme, nato molti anni fa, attorno ai primi anni ottanta, nella testa di un cineasta canadese, Pierre Hébert, attivo come indipendente dal 1962 e, dalla metà degli anni sessanta, al National Film Board of Canada.

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF
La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF

I semi dell'ispirazione
Fin dai primi film Hébert si caratterizza per un tipo di animazione non ordinario. Inizialmente più votato alla sperimentazione pura, in qualche modo legata alle precedenti esperienze di Norman McLaren, Hébert inizia in seguito a realizzare film che pur presentando sempre tecniche di animazione inusuali, hanno un notevole contenuto narrativo e sociale.

In particolare Entre chiens et loup (1978) e Souvenirs de guerre (1982), sono film molto forti, apparentemente difficili per il grande pubblico e anche per i festival specializzati, che spesso non riconoscono il capolavoro e rispediscono al mittente. Inoltre i tempi per la realizzazione di questi due cortometraggi appaiono al cineasta troppo lunghi ed Hébert comincia a pensare ad un cambiamento radicale del proprio approccio alla produzione di film.

L'idea di realizzare un lungometraggio in animazione, come progetto di un autore che lavora principalmente solo, non è una scelta facile. La strada intrapresa da Pierre Hébert per arrivare al lungometraggio La Plante humaine è durata quasi quattordici anni. Quattordici anni in cui l'esperienza del cineasta si è sempre più avvicinata all'esperienza e al mondo della musica, dell'improvvisazione e dei musicisti.

Tra il 1983 e il 1984 Hébert incontra René Lussier, Jean Derome e Robert M. Lepage, giovani musicisti attivi già da anni nel panorama delle musiche improvvisate o della cosiddetta Musique actuelle a Montréal. Abitudine a lavorare in qualsiasi situazione, flessibilità strumentale e compositiva, uso creativo dello studio di registrazione, sono elementi che incuriosiscono e affascinano Pierre Hébert che lavorerà con loro per la realizzazione della trama sonora del cortometraggio Etienne et Sara (1984).

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONFLa Plante humaine. © 1996 NFB-ONF

L'idea del lungometraggio inizia da qui il suo percorso. Per prima cosa è necessario per l'autore trovare la maniera di velocizzare la fase creativa e di realizzazione di un cortometraggio. Come e forse più di altre tecniche di animazione, la gravure su pellicola, caratteristica del lavoro di Pierre Hébert, richiede una applicazione lenta e meticolosa. Riuscire a darsi delle scadenze, mettere in scena la propria esperienza di cineasta, allontanarsi dalle sale cinematografiche per entrare nell'ambito della performance musicale-visiva o del concerto, sono i primi passi. I film vengono preparati da Hébert e proiettati con l'esecuzione dal vivo, da parte dei tre musicisti, della trama sonora, più o meno caratterizzata da una alternanza di composizione e improvvisazione. In un secondo tempo vengono selezionati e scelti i migliori materiali musicali per la definitiva colonna sonora del film, che rimane così fissata meccanicamente sulla pellicola o sul nastro video.

In questo modo vengono realizzati Chants et danses du monde inanimé - Le Metro (1985), e ô Picasso - tableaux d'une surexposition (1985). I tempi di produzione risultano incredibilmente ridotti, senza che questo vada a discapito della qualità estetica del prodotto dell'autore che acquisisce anzi una dinamicità impressionante.

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONFLa Plante humaine. © 1996 NFB-ONF

Cinema dal vivo
Lo spirito sperimentale di Pierre Hébert e la sua testardaggine nel voler arrivare al cuore di una esperienza portano al passo successivo di questo originale connubio acustico-visivo. Lo stimolo è quasi casuale: i musicisti rimproverano scherzosamente il cineasta per il fatto di essere sempre e soltanto loro a esporsi e a rischiare in scena, mentre tutto il lavoro visivo è realizzato in studio e viene proposto in proiezione durante la performance. L'idea di Hébert diventa quella di tentare una strada apparentemente improbabile, il cinema a passo uno realizzato in diretta, dal vivo con la tecnica della gravure.

La prima esperienza di gravure in diretta avviene in occasione della messa in scena del progetto musicale di Jean Derome Confiture de Gagaku (1986). Qui si assiste ad una inversione dei ruoli: la musica composta da Derome ed eseguita da un ensemble di diversi musicisti è accompagnata dalla improvvisazione in diretta di Hébert. Un loop di pellicola nera di 16 mm, della durata di circa 40 secondi, viene proiettato in continuazione sullo schermo. Lo scorrimento della pellicola permette a Hébert qualche secondo di tempo per incidere alcuni fotogrammi, che ad ogni successivo passaggio aumentano o acquisiscono una nuova forma. Se la tecnica dell'incisione della pellicola nera risultava bizzarra alla percezione già nei precedenti film di Hébert, nel caso della realizzazione in diretta l'effetto si moltiplica, risulta ancora più evidente l'amplificazione visiva sullo schermo di un tratto e di un gesto in origine quasi impercettibili, il saltellamento delle immagini proiettate e l'alternanza delle stesse con lo spazio nero che assume di volta in volta nuove forme è sconvolgente. Questi elementi avvicinano la tecnica di animazione alla musica: il gesto, piccolo, si amplifica come avviene per le onde sonore prodotte da uno strumento, il nero ha funzione di pausa, i successivi passaggi della pellicola sono continue variazioni su un tema che si trasforma nel tempo mantenendo tutti i propri elementi originari.

Da questo momento si moltiplicano i progetti di live-performance di cinema e musica in cui Hébert si affianca anche ad altri musicisti come l'inglese Fred Frith e l'americano Bob Ostertag. L'improvvisazione, che notoriamente è uno dei metodi per la composizione musicale, diventa anche metodo per la composizione filmica. Gli elementi creati su pellicola improvvisando si sviluppano assumendo forme visive e narrative sempre più complesse. Alcuni di questi elementi, come le immagini create per i progetti Adieu Leonardo e Adieu Bipède e per gli spettacoli con Frith e Ostertag, diventano elementi di base che verranno sviluppati nel progetto La Plante humaine, inizialmente ancora legato alle performance di cinema e musica con Robert M. Lepage e successivamente alla definitiva realizzazione dell'omonimo lungometraggio.

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF
La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF

Composizione in collaborazione
A partire dalla collaborazione con Fred Frith in occasione del duo concerto/proiezione presentato al Musée d'Art Contemporain de Montréal all'inizio del 1989, Hébert scopre che l'improvvisazione live con un solo musicista porta a risultati migliori che non con un trio. Il dialogo tra musica e immagini risulta molto più stretto, immediato e diretto rendendo possibile una maggiore crescita del potenziale sinergico audio/visivo. Tranne rare e particolari eccezioni come il Fred Frith Connection projekte (New Jazz Festival, Moers 1989) e In Memory (New Music America, New York 1989), che prevedono un grande ensemble di musicisti, le successive performance vedranno Hébert lavorare sempre in duo con Bob Ostertag o Robert M. Lepage.

Gli eventi live de La Plante humaine in collaborazione con Lepage diventano sempre più complessi, alla proiezione degli elementi incisi direttamente durante lo spettacolo, Hébert aggiunge un altro proiettore presentando frammenti di pellicola preparati precedentemente che svolgono funzione narrativa di base sempre in relazione a quanto viene creato in tempo reale. Robert M. Lepage procede in modo quasi analogo utilizzando nastri preregistrati elaborati al sequencer, sintetizzatore e strumenti acustici. L'improvvisazione si mescola continuamente, sia sul piano visivo che su quello sonoro, ad una scelta di materiali composti; le fonti si moltiplicano: musica elettronica, rumorismo, musica elettroacustica, improvvisazioni di clarinetto da una parte; immagini incise su pellicola, fotografie, frammenti di film, di reportage televisivi e immagini astratte dall'altra. Hébert aggiunge anche la possibilità di utilizzare un otturatore montato sull'obbiettivo che proietta le immagini incise in diretta; azionato da un pedale da batteria, permette al cineasta di lavorare sull'incisione dei fotogrammi per un tempo maggiore senza che queste immagini vengano proposte sullo schermo, in modo da potere presentare successivamente un materiale maggiormente elaborato pur mantenendo la continuità narrativa garantita dal secondo proiettore.

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONFLa Plante humaine. © 1996 NFB-ONF

Definizione di musica visiva
Il cinema di Hébert per le performance de La Plante humaine non è mai astratto, presenta sempre degli evidenti elementi narrativi che verranno maggiormente ordinati e sviluppati nella sceneggiatura del lungometraggio: la televisione, qualcuno che racconta una storia, il fuoco, il vento e gli alberi, un uomo che nuota, la lacrima di un viso che cade e si trasforma in pietra.

Anche se il medium televisione risulta sempre presente, come un mantra, sia nello spettacolo che nel lungometraggio, non è questo l'argomento principale del film, si tratta piuttosto di una riflessione sull'uomo realizzata attraverso un continuo spostamento di piani narrativi e percettivi, dall'interno all'esterno, quasi una continua zoomata che arriva in profondità o che allontana lo sguardo. Il cinema di Hébert affronta direttamente l'immagine e non propone panoramiche a trecento sessanta gradi, è un cinema tendenzialmente frontale e di frontiera, una frontiera che viene attraversata continuamente.

Sconvolgendo le normali abitudini di fruizione, il lungometraggio presenta la realtà della vicenda dei suoi personaggi attraverso la tecnica dell'animazione, lasciando alle immagini girate dal vero il compito di descrivere il mondo immaginario, della fantasia, del racconto e dell'illusione della conoscenza. La colonna sonora, che presenta oltre alle musiche, rumori e pochi rarefatti dialoghi, sembra non essere più assoggettabile alla distinzione fra livello esterno ed interno, extradiegesi ed intradiegesi, componendosi nel film in continua relazione dialogica con le immagini. Il risultato finale è capolavoro di sinergia audio visiva.

Il connubio Hébert - Lepage, se può fare ricordare le qualità caratteristiche dei grandi binomi di registi e musicisti nel cinema, come Vigo-Jaubert, Hitchcock-Hermann, Fellini-Rota, si propone come una esperienza artistica il cui percorso di ricerca, che abbiamo presentato, ha il carattere della assoluta originalità.

Andrea Martignoni, musicista e studioso italiano, conduce attualmente una ricerca presso la Cinémathéque Québecoise di Montréal, sui molteplici aspetti del rapporto suono-musica-immagine nel cinema d'animazione canadese.

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF
La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF

Filmography

Histoire grise, 1962, 3 min.
Histoire d'une bébite 1962, 8 min.
Petite histoire méchante, 1963, 33 sec.
Opus 1,1964, 4 min.
Op hop Hop op, National Film Board of Canada, 1966, 3 min. 30 sec.
Opus 3, National Film Board of Canada, 1967, 7 min.
Explosion démographique (Population Explosion), National Film Board of Canada, 1967, 14 min. Music: Ornette Coleman.
Autour de la perception (Around Perception), National Film Board of Canada, 1968, 16 min.
Le Corbeau et le Renard (The Fox and the Crow), National Film Board of Canada, 1969, 2 min. 34 sec. Co-dir/coreal: Francine Desbiens, Pierre Hébert, Yves Leduc, & Michèle Pauzé.
Notions élémentaires de génétique, National Film Board of Canada, 1971, 7 min. Music: Andrée Paul et l'Infonie
Du coq à l'âne, National Film Board of Canada, 1973, 10 min. Co-dir/coreal: Francine Desbiens, Suzanne Gervais & Pierre Hébert. Music: Pierre F. Brault.
C'est pas chinois, National Film Board of Canada, 1974, 14 min. Co-dir/coreal: Gilles Gascon & Pierre Hébert)
Père Noël! Père Noël!, National Film Board of Canada, 1974, 12 min.
Entre chiens et loup, National Film Board of Canada, 1978, 21 min. Music: Normand Roger
Souvenirs de guerre, National Film Board of Canada, 1982, 16 min. Music: Normand Roger
Étienne et Sara, National Film Board of Canada, 1984, 15 min. Music: René Lussier, Robert M. Lepage, Jean Derome & Claude Simard.
Chants et danses du monde inanimé - Le Metro, National Film Board of Canada, 1985, 14 min. Music: Robert M. Lepage & René Lussier.
Love Addict, National Film Board of Canada, 1985, 5 min. Co-dir/coreal: Fernand Bélanger & Pierre Hébert. Music: Offenbach
ô Picasso - tableaux d'une surexposition, National Film Board of Canada, 1985, 20 min. Music: Robert M. Lepage & René Lussier.
Adieu Bipède, National Film Board of Canada, 1987, 16 min. Music: Jean Derome, Robert M. Lepage & René Lussier.
La lettre d'amour, National Film Board of Canada, 1988, 16 min. Music: Robert M. Lepage.
La Plante humaine, Canada-France: National Film Board of Canada-Arcadia Films (Paris), 1996, 78 min. Music: Robert M. Lepage

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF
La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF

Discography
Robert M. Lepage - René Lussier: Chants et danses du monde inanimé; Ambiances Magnétiques AM001, Montréal 1984-96.
Jean Derome - René Lussier: Le retour des granules; Ambiances Magnétiques AM 006, Montréal 1987.
Fred Frith: The Technology of Tears and Other Music for Dance and Theatre; Rec Rec, rec dec 20, Zurich 1988.
Jean Derome: Confiture de Gagaku; Victo CD 05, Victoriaville 1989-93.
Bob Ostertag: Sooner or Later; Rec Rec, rec dec 37, Zurich 1991.
Bob Ostertag: Burns Like Fire; Rec Rec, rec dec 53, Zurich 1992.
Robert M. Lepage: Adieu Leonardo!; Ambiances Magnétiques AM 024, Montréal 1992.
Robert M. Lepage: La Plante humaine; Ambiances Magnétiques AM 042, Montréal 1996.

La Plante humaine. © 1996 NFB-ONF
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